Protestare non è pirateria

(comunicato di Greening USiena del 5 ottobre  2013)

“L’Oceano Artico è unico. Ospita una moltitudine di forme di vita altamente adattate alla condizioni stagionali ed estreme di questo ambiente”. E’ anche la regione nella quale più evidente è l’impatto dei cambiamenti climatici. Allo stesso tempo, mentre la sua banchisa si riduce di anno in anno, l’Artico è messo a rischio da esplorazioni petrolifere che minacciano uno degli ecosistemi più delicati e fondamentali del pianeta. Noi di Greening USiena siamo studenti e non portiamo avanti azioni dirette presso l’Università degli Studi di Siena. Nonostante questo, crediamo che protestare non sia pirateria; perciò vogliamo unirci alle altre voci che nel mondo stanno chiedendo la liberazione degli attivisti di Greenpeace attualmente detenuti in Russia. #FreeTheArctic30

“The Arctic Ocean is unique. It holds a multitude of unique life forms highly adapted to the extreme and seasonal conditions of this environment”. It is also the region where climate change has the deepest impact. Yet, as sea ice keeps shrinking, the Arctic is at risk from oil explorations that threaten one of the most delicate and fundamental ecosystems on earth. We are students and don’t carry out direct actions at University of Siena, but nonetheless we believe that protesting is not piracy. This is why we would like to unite to other international voices calling for the release of Greenpeace activists currently detained in Russia. #FreeTheArctic30

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Riformare i sussidi europei alla pesca

Manca poco più di un mese al 22 ottobre, data (ancora indicativa) in cui il Parlamento Europeo si riunirà in seduta plenaria per esaminare in prima lettura la proposta di regolamento relativa alla sostituzione dell’attuale Fondo Europeo per la Pescaimage-upload (FEP), lo strumento (che rientra nel più generale quadro normativo conosciuto come Politica Comune della Pesca) con cui l’Unione disciplina l’allocazione dei sussidi comunitari all’industria ittica. Il nuovo Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca (FEAMP), destinato a succedere al FEP attraverso la procedura legislativa ordinaria della UE, è stato peraltro già oggetto di svariati dibattiti, sia in sede di negoziato tra Consiglio e Parlamento che all’interno della Commissione per la Pesca di quest’ultimo. Prendendo le mosse dall’intervento che ho tenuto durante la conferenza internazionale di lancio del network MED Solutions, svoltasi presso la Certosa di Pontignano nel luglio scorso (vedi qui), intendo sottolineare le criticità principali della proposta di riforma, che pure si propone di compiere dei sostanziosi passi avanti rispetto ad una situazione ancora disastrosa degli stocks ittici europei (ed in particolare, di quelli del mar Mediterraneo) ed a porre rimedio al problema di una ancora insufficiente riduzione della capacità di pesca della flotta comunitaria, come noto sproporzionata rispetto agli stocks medesimi. Sia detto en passant, il seguente post non prende in considerazione il regolamento sulla riforma della Politica Comune della Pesca, che pure presenta numerosi profili di interesse, e si concentra invece sulla questione dei sussidi comunitari.

Introduzione: lo stato degli stocks del Mediterraneo

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Totale delle catture nel mar Mediterraneo e nel mar Nero, 1970-2012 ca. Fonte: FAO

Negli ultimi decenni, il Mar Mediterraneo ha visto le sue risorse ittiche assottigliarsi ad un ritmo spaventoso. Secondo la FAO, le catture in quest’area sono diminuite del 15% dal 20071, mentre durante lo stesso periodo l’Europa nel suo complesso ha assistito ad una crescita esponenziale della domanda di prodotti ittici, con un deficit tra importazioni ed esportazioni che, nel 2010, ammontava a 10 miliardi di dollari2 (l’anno successivo, il 62% del pesce consumato dagli europei proveniva da paesi terzi3). Secondo la Commissione Europea, l’82% degli stocks del Mediterraneo sono sovra-sfruttati (le stime dell’Agenzia Europea per l’Ambiente parlano di un 50-78% di stocks ‘fuori dai limiti biologici di sicurezza’4), mentre per la FAO il 50% sono sovra-sfruttati ed il 33% sfruttati completamente5. Con riferimento alla singole specie, tutte le riserve di merluzzo europeo (Merluccius merluccius) e di triglia di fango (Mullus barbatus) sono considerate sovra-sfruttate nell’ultimo report SOFIA 20126, mentre i principali stocks di piccolo pesce pelagico (sardine e acciughe) vengono definite alternativamente come sovra-sfruttati o sfruttati completamente.

I sussidi comunitari al settore ittico nell’Asse 1 del FEP e in futuro

La Politica Comune della Pesca dell’Unione Europea e lo Strumento Finanziario di Orientamento della Pesca (SFOP), in vigore dal 1994 al 2006, sono stati in passato oggetto di critiche per quello che la Commissione stessa identificava come “un conflitto tra priorità nel finanziamento, come il supporto per la riduzione dello sforzo di pesca e della capacità da un lato, e l’aiuto alla modernizzazione e al rinnovo dei vecchi segmenti della flotta europea dall’altro”7. Con l’introduzione del Fondo Europeo per la Pesca (FEP), che elenca tra i suoi obiettivi principali (il cosiddetto Asse 1) il supporto al bilanciamento tra capacità di pesca della flotta europea e risorse ittiche disponibili, l’Unione Europea ha provato a cambiare strada, ma nel Quinto Rapporto Annuale sull’implementazione del FEP, pubblicato nel 2011, la Commissione ha sottolineato gli insuccessi nell’implementazione delle misure, come nel caso dell’aiuto finanziario per la cessazione permanente o temporanea delle attività di pesca:

 “le valutazioni successive del FEP e del suo predecessore (SFOP) hanno evidenziato un problema ricorrente nel modo in cui la cessazione permanente dell’attività è usata nella pratica. Essa è incoraggiata non tanto dal bisogno di adattare la flotta alle risorse disponibili, ma dalle difficoltà economiche delle flotte, indipendentemente dalla situazione degli stocks. Il requisito, previsto dal FEP, di elaborare piani di bilanciamento dello sforzo di pesca prima di cessare l’attività non ha risolto il problema. Al contrario, in alcuni di tali piani la cessazione permanente è esplicitamente presentata come uno strumento per compensare la riduzione delle opportunità di pesca e migliorare le prospettive economiche dei pescherecci rimanenti. Di conseguenza, la cessazione permanente è spesso utilizzata non da quei pescherecci che esercitano la pressione maggiore sugli stocks, ma da quelli con le peggiori prospettive finanziarie, fatto questo che limita l’efficacia del bilanciamento generato.”8

Secondo la Corte Europea degli Auditori (ECA), nonostante il supporto per la dismissione dei pescherecci, si stima che l’effettiva capacità di pesca della flotta europea nel periodo 1992-2008, “se si considera l’impatto dell’innovazione tecnologica, sia aumentata del 14%9. La stessa Commissione Europea ha descritto la capacità di pesca dell’Unione come ancora “troppo alta”10.

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Trend del numero di pescherecci UE dal 1992 al 2007, sotto differenti regimi di controllo della capacità di pesca. Nonostante la riduzione sia evidente, si stima che l’innovazione tecnologica abbia di fatto annullato l’efficacia di queste misure. Fonte: EEA

Il pacchetto di riforme oggetto di discussione da parte delle istituzioni europee intende ridurre ulteriormente o eliminare i sussidi che aumentano la capacità di pesca (ad es., aiuti per l’acquisto di carburante e per la modernizzazione delle navi), inserendo nel nuovo FEAMP una previsione espressa di esclusione per (a) operazioni che aumentano la capacità di pesca dei pescherecci, (b) costruzione di nuovi pescherecci, decommissioning o importazione di pescherecci; (c) cessazione temporanea delle attività di pesca”.

Nelle parole di T. Markus, “laddove i sussidi aumentano o mantengono una capacità eccessiva, il denaro pubblico sta fondamentalmente finanziando le inefficienze del settore ittico e danneggiando l’ambiente marino”11; ciò rende una riforma della PCP e dei fondi europei necessaria ed urgente, ma suggerisce anche il bisogno di un enforcement efficace e di un controllo capillare sul rispetto delle misure adottate.

Cosa fare?

1. Riservare il supporto alla piccola pesca

Per rompere il circolo vizioso tra richiesta crescente di prodotti ittici, sovra-sfruttamento e depressione delle comunità Schermata 2013-09-13 alle 16.31.16costiere (l’occupazione nel settore ittico è diminuita del 31% dal 2002, non per la modestissima riduzione delle flotte ma piuttosto per lo sviluppo tecnologico, il declino delle riserve e la diminuzione dei prezzi causata dalla domanda di mercato), la Politica Comune della Pesca deve essere radicalmente ripensata: invece di proporre alcune misure specifiche ed un livello di sussidi più alto per la piccola pesca (mi riferisco qui ai drafts preliminari del regolamento FEAMP che sarà discusso in Parlamento), i legislatori comunitari dovrebbero guardare all’obiettivo di una riduzione graduale di tutti i sussidi ai grandi pescherecci e di una destinazione degli stessi alla prima categoria, come mezzo di tutela dei piccoli pescatori e delle comunità costiere. In particolare, i sussidi all’innovazione tecnologica dovrebbero essere consentiti soltanto a questi ultimi e soggetti al più severo controllo; inoltre, all’interno del concetto di ‘innovazione tecnologica consentita’ i policymakers non dovrebbero includere aiuti per l’efficienza energetica dei motori, che rischierebbero di trasformarsi in sussidi che aumentano la capacità di pesca, e permettere solo investimenti su sicurezza, selettività delle reti e degli strumenti, igiene e meccanismi di controllo.  Un incentivo finanziario sull’efficienza energetica potrebbe essere ancora supportato soltanto se unito ad un parallelo investimento sulla riduzione della capacità di pesca. Non dovrebbe infatti essere dimenticato che, come sottolineato dalla Corte Europea degli Auditori, pescherecci con motori efficienti hanno comunque un incentivo ad aumentare il loro sforzo di pesca, per esempio rimanendo più ore in mare.12

2. Controllo sui sussidi al carburante

I sussidi al carburante sembrano essere esclusioni dalle previsioni dell’art.27 della proposta di regolamento FEAMP, che stabilisce che “i costi di funzionamento non possono essere oggetto di sussidio se non dove espressamente previsto”. Tuttavia, si dovrà evitare che, negli investimenti sull’ efficienza energetica, gli Stati Membri siano tentati di includere misure che potrebbero essere incentivi per il carburante ‘mascherati’.

3. Fondi per i servizi di consulenza

Secondo l’art.29 della proposta della Commissione, sono possibili finanziamenti per studi di fattibilità riguardanti i progetti oggetto di sussidi europei oppure per servizi professionali di consulenza e di definizione di strategie di mercato. Questi fondi dovrebbero essere sostituiti da un servizio di consulenza più ampio, che riguardi i potenziali impatti ambientali e socio-economici a lungo termine dei progetti elaborati dai pescatori e dalle organizzazioni di pescatori, oppure utilizzati per aumentare il supporto già allocato per la creazione di partnerships tra pescatori e scienziati (art.30).

4.  Porti, siti di sbarco e rifugi

Il supporto per l’innovazione, l’efficienza energetica, la protezione ambientale attraverso l’investimento in infrastrutture portuali (art.41) dovrebbe essere oggetto di un controllo capillare per evitare l’elargizione di sussidi ad operazioni non coerenti con gli obiettivi summenzionati, rischio che con riguardo alle opere marittime  è purtroppo sempre presente.

5. Acquacoltura

Il supporto all’acquacoltura sembra fuori posto nella riforma della Politica Comune della Pesca; essa rappresenta infatti il Schermata 2013-09-13 alle 16.32.19settore dell’industria ittica a crescita più rapida, il che rende la previsione di sussidi per l’acquacoltura off-shore controproducente e non economica. Inoltre, il Capitolo II della proposta di regolamento FEAMP sembra, nella sua interezza, estremamente sbilanciata con riferimento al supporto per l’acquacoltura sostenibile; in particolare, non fa menzione alcune del potenziale impatto dell’acquacoltura off-shore sugli stocks ittici selvatici, e nessuna distinzione tra l’allevamento di specie carnivore e non-carnivore. Le previsioni del FEAMP riguardo all’acquacoltura dovrebbero escludere esplicitamente i sussidi per le pratiche del primo tipo, ed investire nel controllo dei siti già esistenti. Ancora, il fondo dovrebbe eliminare gli aiuti per l’acquisto di farmaci veterinari e non dovrebbe coprire le perdite derivanti dalla diffusione di malattie tra gli animali allevati quando queste sono dipendenti da una gestione non sostenibile dei siti. Infine, dovrebbe chiaramente escludere il supporto, e probabilmente addirittura scoraggiare, pratiche quali l’allevamento di salmone e l’ingrasso in gabbia di tonni selvatici , che presentano il costo ambientale più alto tra tutte le attività di acquacoltura.

In generale, i sussidi FEAMP all’acquacoltura dovrebbero essere interamente ripensati, specialmente perché le Strategic Guidelines proposte dalla Commissione non affrontano le criticità che ho sottolineato. Desterebbe grande preoccupazione l’adozione di un simile meccanismo di sussidio in mancanza di regole appropriate e, soprattutto, il supporto europeo per maggiore una qualità ambientale dell’acquacoltura non dovrebbe essere perseguito su base volontaria, attraverso l’incentivo economico, ma piuttosto essere reso oggetto di una obbligazione di protezione ambientale gravante sui produttori.

Una postilla

Dopo il mio intervento di Luglio, da cui, ripeto, è tratto questo post, è cambiato qualcosa: il 25 luglio, durante una riunione della Commissione per la Pesca del Parlamento Europeo, i legislatori comunitari hanno apportato alcune modifiche alla proposta, ri-ammettendo i sussidi per le seguenti operazioni:

  • Il rinnovo della flotta teso a rimpiazzare pescherecci che hanno più di 35 anni (con obbligo di ridurre contestualmente la capacità del 40%, secondo il relatore Alain Cadec)
  • Sostituzione dei motori per tutti i pescherecci (e non solo per la piccola pesca, con lo stesso obbligo di cui sopra, sempre secondo Alain Cadec).
  • Trasferimento di proprietà di un’impresa
  • Cessazione temporanea delle capacità di pesca

Come si può intuire dall’esempio appena riportato, il risultato dell’esame di ottobre appare tutt’altro che scontato (per tacere delle questioni ‘quote di cattura’ e ‘discards’, sulle quali mi riprometto di tornare a breve).

PS: per chi volesse leggersi l’intera presentazione (in inglese), questo è il link.

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1 Food and Agriculture Organization, The State of World Fisheries and Aquaculture 2012 (p.21)
Food and Agriculture Organization, The State of World Fisheries and Aquaculture 2012 (p.76)
AIPCE–CEP, Fin Fish Study 2012
European Environment Agency, The European Environment State and Outlook 2010. Marine and Coastal Environment (p.35)
Food and Agriculture Organization, The State of World Fisheries and Aquaculture 2012 (p.59)
Food and Agriculture Organization, The State of World Fisheries and Aquaculture 2012 (p.59)
European Commission, The Common Fisheries’ Policy – A user’s guide (2008)
European Commission, Fifth annual report on implementation of the European Fisheries Fund (2011), COM(2012)747
ECA, Special Report of December 2011 on how EU measures have contributed to adapting the capacity of the EU fishing fleet
10 European Commission, Report to the European Parliament and the Council on Member States’ efforts during 2011 to achieve a sustainable balance between fishing capacity and fishing opportunities
11 T.Markus,Towards sustainable fisheries subsidies: Entering a new round of reform under the Common Fisheries Policy – Marine Policy 34 (2010)
12 European Court of Auditors, Special Report n°12/2011

on The Great Bear Rainforest

This video by The International League of Conservation Photographers on the Great Bear Rainforest and the proposed Northern Gateway Pipelines is worth a thousand words alone. To learn more, visit http://www.pacifiwild.org.

Earth Overshoot Day 2013

https://www.instagram.com/p/dSB2auuCAw
Yesterday was #EarthOvershootDay2013. While I am not that into sharing quotes, nothing better than this sentence by Wolfgang Sachs says how we are stuck in fake progress while we keep destroying our natural resources day after day.
To learn more about Earth Overshoot Day and the Global Footprint Network, visit http://footprintnetwork.org.

Changing Perspectives in the Common Fisheries Policy

Come già scritto più volte sulle pagine di Greening USiena, ho avuto l’onore ed il privilegio di partecipare in prima persona all’organizzazione della conferenza Sustainable Development Solutions for the Mediterranean Region. Inoltre, mi è stata offerta 1045167_408455782597412_311734913_nla possibilità di moderare una specifica sessione dell’evento, dedicata alla presentazione dei progetti degli studenti selezionati dal network MED Solutions (trovate qui e qui le relative slides), ma soprattutto di intervenire con un mio lavoro in quella sede.  Premettendo che si tratta di un prezioso riconoscimento all’attività che Greening USiena svolge, ormai da diversi mesi, nel contesto dell’Università degli Studi di Siena, sono felice di condividere con voi il contenuto dell’intervento, incentrato sulla necessità di una profonda riforma delle politiche della pesca nel Mediterraneo al fine di garantire uno sfruttamento sostenibile delle risorse ittiche dello stesso ed evitare l’impatto del declino degli stocks sulle comunità costiere dipendenti da questa attività. Ovviamente, un ringraziamento particolare va a Jeffrey Sachs per aver citato durante la conferenza la mia presentazione come esempio degli obiettivi da portare avanti tramite MED Solutions (al punto da inserire il tema nella probabile agenda futura del network) e, insieme alle solutions degli altri studenti, come ragione per cui il network dovrebbe incoraggiare in ogni modo un ruolo attivo dei giovani. Ringrazio però anche Simone Libralato, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale, con cui ho avuto un costruttivo confronto e che si è messo a disposizione dei miei dubbi e delle mie riflessioni con la sua esperienza, certamente maggiore di quella del sottoscritto.

Di seguito, l’abstract (in inglese) del documento, intitolato ‘Changing perspectives in the Common Fisheries Policy: science-based ideas to restore Mediterranean Fisheres‘. Per leggerlo tutto, cliccate sul link al pdf che trovate in fondo alla pagina.

ABSTRACT

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Fig. 1: Capture fisheries production in the Mediterranean for different species of fish. Source: FAO, SOFIA 2012, p.55

In an European context in which the European Union imports fish and fishery products worth US$26.5 billion from suppliers outside its borders (over US$23.7 billion in 2010, which represented in turn an increase of 11 percent from 2009¹), making the European Union itself the largest market in the world, with about 26 percent of world imports¹ (excluding intra-European Union trade), while at the same time the status of Mediterranean assessed fish stocks (on which the reports are ‘sporadic and irregularly updated’, according to European Environment Agency) is considered to be outside safe biological limits for 50 % to 78%, of them, with the Adriatic Sea being in the worst condition², there is urgent need to revise current European policies with regard to the sustainable management of Mediterranean fisheries (since 2007, catches in the Mediterranean and Black Sea have declined by 15%³), with a special attention to be paid to the current subsidies system, the definition and allocation of fishing quotas and measure’s implementation. In general, this presentation suggests the need for science-based policies to be adopted by the European Union, refusing ‘socio- economic constraints’ claims as a way to delay action on fisheries, as well as the necessity of developing more effective enforcement methods in the field, and calls for a stronger cooperation between EU and other Mediterranean countries.

  • Leggi il documento qui (pdf) 
  • Consulta le slides qui

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¹ FAO, The State of World Fisheries and Aquaculture 2012 (p.72)
² EEA, The European Environment State and Outlook 2010. Marine and Coastal Environment (p.35)
³ FAO, The State of World Fisheries and Aquaculture 2012 (p.21)

#MEDSOL13, il saluto di Greening USiena

Di seguito, il comunicato ufficiale di Greening USiena relativo all’evento #MEDSOL13.

“Si è conclusa da qualche ora, dopo tre intensi giorni di panels e dibattiti, la conferenza internazionale Sustainable Development Solutions for the Mediterranean Region. Si è trattato di un grande successo, che ha dimostrato quanto l’Università degli Studi di Siena si meriti il ruolo di Centro di coordinamento del network MED Solutions ma che ci ha anche spronato a lavorare ancora di più (il vero sforzo comincia adesso!) per far sì che le priorità individuate durante la manifestazione vengano implementate nei prossimi anni attraverso la collaborazione di tutti i membri del progetto. Di conseguenza, non possiamo non ringraziare in primo luogo tutti i partecipanti all’iniziativa, provenienti da 17 dei 21 paesi dell’area del Mediterraneo (con ulteriori 10 Stati rappresentati).

Per quanto riguarda Greening USiena, siamo felici di esserci spesi per la partecipazione dei giovani e di esserci impegnati per l’organizzazione dell’evento, ma soprattutto apprezziamo il ruolo centrale che l’educazione e la ricerca rivestono nel 993056_289849614493620_581657935_npercorso UN SDSN, come vero e proprio obiettivo all’interno di una visione generale tesa ad avvicinare il mondo accademico, l’unico capace di avere conoscenza scientifica dei problemi e di individuare soluzioni agli stessi, ai processi decisionali. Inoltre, siamo particolarmente soddisfatti del riconoscimento tributato alle solutions degli studenti (ne approfittiamo per ringraziareMatilde Silvia Schirru dell’Università di Sassari e Anna Laura Pisello dell’Università di Perugia per la collaborazione e l’entusiasmo con cui sono intervenute) ed alla presentazione del nostro coordinatore, che dopo aver auspicato l’inserimento dell’obiettivo di una migliore gestione degli stocks ittici del Mediterraneo nell’agenda MED Solutions, ha visto questo auspicio concretizzarsi grazie all’interesse di Jeffrey Sachs (cui, va da sé, rivolgiamo un caloroso saluto insieme a Guido Schmidt-Traub,Maria Cortès Puch e Claire Bulger di UN SDSN).

Infine, vogliamo ringraziare Rinnovabili.it ed il suo direttore Mauro Spagnolo, che ci hanno coinvolto e supportato con grande fiducia, e ovviamente tutto lo staff dell’ateneo, dal Rettore al Servizio Congressi, passando per i docenti di Ne.S.So. e l’Ufficio Online, che si è speso senza sosta durante la conferenza e ci ha tenuto in una considerazione che ci ha colpito.”

A titolo personale, estendo il mio saluto ai membri del network che con grande convinzione hanno fatto parte di questa esperienza (Jana Mikudova, Celik Rruplli e Tiziana Pedone) ed a quelli che per impegni purtroppo inevitabili non sono invece riusciti a raggiungere Pontignano; agli studenti internazionali (Foivos Mouchlianitis e Abdelazziz Harroud) che sono stati selezionati tramite la nostra application; a Simone Libralato, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale, con cui ho avuto un costruttivo confronto sull’oggetto del mio lavoro (che potrete trovare a breve sul sito e tra le presentazioni di MED Solutions) e che ringrazio in particolare per essersi messo a disposizione dei miei dubbi e delle mie riflessioni con la sua esperienza, certamente maggiore della mia; a Marwan Haddad per il bel dialogo che abbiamo intrattenuto; a Davide Strangis e Hilligje Van’t Land per i complimenti che mi hanno rivolto e, a costo di ripetermi, a Francesca Trovarelli, Tania Groppi, Giuliana Pasquini, Roberta Corsi, Patrizia Caroni, Claudio Balestri, Maria Pia Maraghini, Riccardo Basosi, Cristina Capineri, Anna Majuri (mi scuso per eventuali dimenticanze) per lo spazio che mi (ci) hanno concesso.